Perché nasce questo sito? Perché vogliamo parlare ad alta voce.         

Pensiamo di avere qualcosa da dire, cose evidenti che nessuno dice, perché nessuno dice le cose evidenti.      

Le cose evidenti sono quelle che appaiono vere prima ancora che vi siano argomenti a spiegarle, ma che ora sono state sgominate da qualcosa che si chiama la post-verità. E che cos’è la post-verità? E’ qualcosa che, dopo che è stata conosciuta una verità, viene messa al suo posto per toglierle valore, perché, se anche te la ricordi, tu non le dia importanza, se anche la sai, tu possa dire qualcos’altro. Quello che è stato messo al posto della verità è una poltiglia sentimentale; piccole false emozioni che servono a occuparti, a tenerti buono, al caldo; un chiacchiericcio che tutti ripetono senza conseguenze.    

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Due destre e mezza

A proposito del libro “Contro le due destre” (Futura 2025). L’esistenza, ormai chiarissima, di due destre che hanno assorbito fra loro quello che era stata la sinistra e si palleggiano il mondo, almeno quello occidentale, mi sembra uno dei temi più caldi e più perniciosi di questo nostro tempo. Perciò questo libro è interessante.  “C’è una Destra che non si vergogna di esserlo: populista, sovranista e securitaria, e una che forse se ne vergogna e si fa chiamare Sinistra: riformista, tecnocratica, liberista che ha assecondato le politiche di austerità,” scrive Andrea Pancani nella prefazione. E alla fine del libro Moni Ovadia spiegherà questo atteggiamento della sinistra con la paura: “La militanza a sinistra è finita perché la sconfitta ha fatto paura, è sceso il terrore.” E dice anche: “Stare fuori del sistema di potere, privati di ruolo e di status, è un’impresa di cui pochissimi hanno il coraggio.” Questo è successo dopo la fine dell’URSS nel 1989. Ma l’altra destra è nata forse prima, anche da un’altra paura, quella del ’68. Il ’68, di cui oggi si parla poco (l’unica

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Qualche parola sull’antisemitismo

Oggi, chi accusa il governo Netanyahu di genocidio e difende il povero, martirizzato popolo palestinese, viene accusato di antisemitismo. La prima volta che mi è stato rivolto questo insulto mi sono dispiaciuta. Ora risponderei. Ed ecco quello che direi. Chi mi accusa di antisemitismo, cioè di odiare gli ebrei in quanto ‘semiti’, perché accuso il governo di Israele di genocidio, evidentemente ritiene che tutti gli ebrei, israeliani e diaspora, siano complici del massacro del popolo palestinese. Se lo pensassi anch’io, sarei, non antisemita perché le lingue semitiche comprendono oltre all’ebraico le lingue arabe, e quindi il palestinese (per cui il vero antisemita è Israele) – ma contro gli ebrei in quanto complici dello sterminio. Ma io non lo penso affatto. Sia in Israele (anche se finora non abbastanza), sia nella diaspora, tanti ebrei scendono in strada a protestare contro il genocidio in corso. E’ vero tuttavia che il mio atteggiamento è cambiato nei loro confronti. Oggi il mio rispetto va a quegli ebrei che condannano la condotta dello Stato di Israele. Ricordo quand’ero bambina, che un uomo di una certa età disse che quando incontrava un suo coetaneo tedesco si ficcava la mano in tasca finché non aveva capito qual

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Ancora sul consumo di suolo (con focus su Emilia-Romagna)

È vero che, in questi giorni in cui il mondo sembra precipitare nel precipizio, ci sono notizie più importanti, ma nemmeno un titoletto è stato dedicato all’uscita dell’ultimo Rapporto sul consumo di suolo dell’SNPA (https://www.snpambiente.it/snpa/presentazione-del-rapporto-consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2024/). È ovvio, il Rapporto dice cose note, che danno fastidio, tanto a destra che a sinistra. E peccato che sia uscito qualche settimana dopo le ultime elezioni regionali, perché sarebbe stato interessante vedere la reazione dei politici in gara, specialmente in Emilia-Romagna. Perché la novità di quest’anno, chissà quanto inaspettata, è quella del primato dell’Emilia-Romagna, che è balzata al primo posto per consumo di suolo netto (735 ettari nel 2023) ed è seconda per consumo di suolo lordo (815 ettari) dietro al Veneto (891 ettari). I dati si riferiscono al 2023, proprio l’anno in cui la regione è stata investita da un alluvione di proporzioni storiche, dovuto alle piogge eccezionali, un diluvio che non poté essere assorbito dagli alvei di fiumi e torrenti, dilavando valli e pianure. Come nota Paolo Pileri su Altraeconomia (https://altreconomia.it/ancora-consumo-di-suolo-meno-ma-sempre-troppo-per-rimanere-nel-futuro/), «Per chi ancora non ci credeva, è arrivata ora la dimostrazione che la tanto decantata legge urbanistica emiliano-romagnola (L.R. 24/2017) non è capace di fermare il consumo di suolo nonostante i

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Goffredo

Ho conosciuto Goffredo a Parigi. Avevo 24 anni e lui 26. L’esperienza di Danilo Dolci era finita. Cercava qualcos’altro. Per più di metà della mia vita, Goffredo mi ha sgridata. Poi, un giorno, non mi ha sgridata più. Hacominciato invece a farmi dei complimenti. Non riuscivo a crederci e mi sono chiesta perché. Che cosa era cambiato in me, che lui oraapprezzava? Poi ho capito che quello che apprezzava era che non fossi cambiata affatto. Che fossirimasta immatura, come mi aveva conosciuta. E questo è esattamente quello che è successo a lui. Non è mai diventato un uomo maturo. E’rimasto nuovo. Che non vuol dire che sia rimasto uguale, ma ‘iniziale’. Era sempre al principio. Tutto quello che faceva, che pensava, che raccontava nasceva allora. Qualcuno forse si stupiva chedopo aver fatto una magnifica rivista, ne facesse un’altra, quasi fosse stanco della precedente: neera stanco, infatti, perché non era nuova e a questo punto la lasciava andare. Le mille cose che ha fatto e detto, non sono invecchiate con lui. Per tutta la vita non ha fatto che nascere. Non ha avuto il tempo o la pigrizia di cambiare. Di evolvere. Di combaciare. Ha sempre graffiato la superficie delle cose

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Volevamo liberare la Palestina, sarà la Palestina a liberare noi

«Volevamo liberare la Palestina, sarà la Palestina a liberare noi» «Volevano cancellare la Palestina, ma tutto il mondo ora è Palestina». Gli slogan di questi due giorni di manifestazioni in tutta Italia erano tanti, come tante erano e sono le anime che hanno dato vita alla protesta. Avevamo visto grandi manifestazioni in molte città del mondo e ci chiedevamo perché l’Italia non esprimesse altrettanta partecipazione: ora lo ha fatto, al di là di ogni aspettativa. Con un’esplosione che ha pochi precedenti nella nostra storia. Ora tutto questo è esploso per Gaza e per l’ammirevole prova data dalla Flottilla: ragazzi, famiglie, nonni in carrozzella, papà coi figli sulle spalle, immigrati, borghesi delle Ztl, una varietà che in piazza non si vedeva da decenni. Qualcosa che non è nemmeno un “movimento”, ma qualcosa di più. Perché non ha semplicemente risposto alla chiamata in piazza di questo o quel sindacato, ma ha colto l’occasione per manifestare il proprio sdegno, la propria incapacità di poter sopportare oltre il sopruso di una violenza mai vista prima perpetrarsi senza che nessuno provi a fermarla. Ed è

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La “Mielizzazione” della ragione. Il volto interno del genocidio: l’apparato retorico del consenso e i suoi interpreti

Il genocidio non si compie solo con bombe e bulldozer. Richiede anche penne, tastiere, microfoni. Serve un lessico. Una narrazione. Un volto rassicurante che renda l’indicibile tollerabile. Ogni genocidio ha bisogno di una lingua. Non solo per essere raccontato, ma per essere consentito. Per sedimentarsi nel senso comune, per aggirare l’indignazione, per sfuggire al giudizio. Serve una semantica della neutralizzazione, un codice di rimozione. Da più di un anno e mezzo lo occultano in ogni modo. Solo ora la stampa e le persone aprono gli occhi. Perché? Qui entra in gioco quello che chiamo il volto interno del genocidio: non i carnefici in divisa, ma gli editorialisti in giacca. Non i generali, ma i grammatici. Coloro che traducono la carne bruciata in “effetto collaterale”, i corpi dei bambini in “danni asimmetrici”, la distruzione sistematica di un popolo in “autodifesa”, insomma quelli che per giustificare omicidi di bambini smobilitano il terrorismo, trucchetto dall’11 settembre ha fatto milioni di morti con ben poche accuse no? In questo post parlo di giornalismo, sul nostro amato governo farò un altro post, ma necessito di

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